Intelligenza artificiale

Il potenziale dei Digital Twins nella digital transformation

Il concetto di digital twins, inteso come “gemelli digitali di un sistema fisico”, rappresenta oggi uno dei cardini della trasformazione digitale. Questa tecnologia permette di creare un modello virtuale dinamico di un oggetto, processo o ambiente reale, utile per analizzare e ottimizzare le prestazioni del sistema fisico. Integrando dati provenienti da sensori e dispositivi IoT, il digital twin diventa un laboratorio virtuale in grado di riprodurre con grande fedeltà il comportamento del suo corrispettivo reale, offrendo così una base solida per la sperimentazione, la previsione e il miglioramento continuo.

Il ruolo del machine learning nei gemelli digitali

Non è la prima volta che parliamo di digital twin sul nostro blog, come anche dei suoi legami con il Machine Learning. L’integrazione delle funzionalità ML amplia, infatti, enormemente le capacità dei digital twins. Gli algoritmi e le caratteristiche di apprendimento automatico, delle quali abbiamo più volte parlato facendo riferimento alla nostra soluzione ADR-Flow, consentono infatti di trasformare i modelli virtuali da semplici strumenti di simulazione a sistemi adattivi e predittivi. Attraverso l’analisi dei dati generati dal gemello digitale e dal mondo reale il ML è in grado di identificare pattern, correggere deviazioni e ottimizzare automaticamente i parametri di funzionamento. In questo modo, il digital twin non soltanto descrive la realtà, ma impara da essa e la anticipa, riducendo errori e tempi di sviluppo.

Il caso d’uso GreenHouse: un esempio di applicazione del digital twin

Un esempio concreto di applicazione del digital twin è il progetto GreenHouse, sviluppato da eLabor. L’obiettivo era realizzare un sistema software web-based capace di simulare il comportamento dinamico di una serra, basandosi su equazioni scientifiche e modelli matematici. Il progetto è stato sviluppato con una duplice finalità: sostenere la ricerca nel campo dell’automazione e del controllo ambientale, e fornire uno strumento interattivo che renda più intuitivo l’apprendimento dei concetti di modellazione e controllo. GreenHouse è stato realizzato interamente con tecnologie open source. L’applicazione consente di configurare serre virtuali con parametri personalizzati, importare dati strutturati (CSV, JSON) e visualizzare i risultati in tempo reale attraverso grafici interattivi. In questo modo, ogni utente può sperimentare diverse condizioni ambientali e comprendere come le variabili di sistema, come temperatura, umidità, ventilazione interagiscano tra loro. La piattaforma, flessibile e accessibile, si configura come un vero e proprio digital twin del sistema serra.
Parleremo di questo progetto anche all’ evento Open Source Week 2025 di RIOS, la Rete Italiana Open Source della quale facciamo parte.

Dall’analisi alla previsione: il valore del machine learning

L’integrazione del machine learning con i digital twins può permettere di fare un passo oltre la semplice simulazione. Gli algoritmi possono infatti apprendere dai dati raccolti e affinare i modelli fisici sottostanti, migliorando la qualità delle previsioni. Il digital twin, potenziato dal machine learning, può quindi diventare uno strumento chiave per l’innovazione e la formazione. In ambito industriale questo abbinamento apre la strada a sistemi di controllo sempre più autonomi e ottimizzati. La sinergia tra digital twin e apprendimento automatico rappresenta così una nuova frontiera dell’automazione intelligente: una combinazione capace non solo di simulare la realtà, ma di comprenderla e migliorarla in modo continuo.

Implicazioni future

Possiamo affermare che il digital twin rappresenta oggi una nuova forma di intelligenza ingegneristica, poiché rappresenta un modo per osservare, comprendere e migliorare la realtà attraverso la sua controparte virtuale. Non è soltanto uno strumento di simulazione, ma un linguaggio che unisce progettazione, dati e creatività umana. Nel suo sviluppo si intravede un cambio di paradigma, in cui il confine tra il mondo reale e quello digitale diventa sempre più sottile e collaborativo. Il valore del gemello digitale sta nella sua capacità di rendere visibile ciò che prima era invisibile, di misurare l’imponderabile e di prevedere l’imprevisto. In questa fusione tra scienza, tecnologia e immaginazione, il digital twin si afferma come un vero protagonista della trasformazione tecnologica contemporanea.

Packaging ecosostenibile

Packaging ecosostenibile: innovazione e sostenibilità nel futuro degli imballaggi

Scopriamo il ruolo del packaging ecosostenibile: materiali innovativi, tecnologie di controllo qualità e il case study Selene come esempio di economia circolare.

Packaging ecosostenibile: una scelta necessaria per il futuro

Sul nostro blog abbiamo spesso trattato di tecnologia e innovazione per il mondo manifatturiero; questa volta abbiamo scelto di focalizzarci sul packaging ecosostenibile, concetto che è oggi al centro delle strategie industriali e commerciali di molte aziende. L’impatto ambientale degli imballaggi tradizionali, spesso realizzati in plastica vergine e destinati a cicli di vita brevissimi, ha infatti spinto i produttori a ripensare materiali, processi e design. L’obiettivo è ridurre sprechi, facilitare il riciclo e garantire una seconda vita alle risorse, in linea con i principi dell’economia circolare.

Innovazione nei materiali e nel design

Il packaging ecosostenibile non si limita all’utilizzo di materiali riciclati, ma si estende anche alla ricerca di soluzioni alternative come bioplastiche, carta certificata FSC o compositi biodegradabili. Allo stesso tempo, il design degli imballaggi è orientato alla riduzione degli spessori, alla leggerezza e alla multifunzionalità, così da limitare consumi energetici e costi logistici. Del resto, le aziende che oggigiorno investono in strumenti di innovazione ottengono un doppio vantaggio, dato che migliorano la propria reputazione e rispondono alle crescenti esigenze dei consumatori attenti all’ambiente.

Il ruolo della tecnologia nel controllo qualità

Un aspetto fondamentale del packaging ecosostenibile riguarda la qualità dei materiali riciclati. Poiché questi possono presentare caratteristiche variabili rispetto alle materie prime vergini, il controllo in fase produttiva diventa cruciale. Tecnologie basate su intelligenza artificiale, machine learning e sistemi di monitoraggio in tempo reale consentono oggi di garantire la realizzazione di imballaggi performanti e sicuri, pur mantenendo un approccio sostenibile.

Il caso pratico di Selene: innovazione e sostenibilità insieme

Un esempio concreto di packaging ecosostenibile arriva da Selene, azienda italiana specializzata in imballaggi flessibili per uso industriale e con la quale abbiamo collaborato. La missione dell’impresa è coniugare qualità e responsabilità ambientale attraverso il recupero, riciclo e rigenerazione di materiali plastici. Per migliorare il controllo sul materiale riciclato, Selene ha adottato il nostro sistema ADR-Flow, basato su reti neurali e riconoscimento automatico dei difetti. Questo ha permesso di ottimizzare il flusso produttivo, ridurre gli scarti e ottenere imballi più leggeri e performanti, sempre in linea con i principi del packaging ecosostenibile.

I vantaggi competitivi del packaging ecosostenibile

Scegliendo soluzioni tecnologiche per automatizzare il controllo qualità, come ADR-Flow, le aziende che puntano su packaging ecosostenibile non soltanto riducono l’impatto ambientale, ma rafforzano anche la propria posizione sul mercato. I consumatori preferiscono marchi che dimostrano impegno concreto verso la sostenibilità, mentre normative sempre più stringenti premiano chi adotta soluzioni ecocompatibili. Inoltre, la riduzione di materiali e il miglioramento dei processi produttivi si traducono in un abbattimento dei costi a lungo termine.

Una prospettiva per il futuro

Possiamo quindi dire che il packaging ecosostenibile non rappresenta soltanto un trend, ma una necessità strategica per il futuro. Innovazione, tecnologia e responsabilità sociale si intrecciano per creare imballaggi che proteggono i prodotti rispettando al contempo il pianeta. Seguendo l’esempio di realtà come Selene, le aziende hanno l’opportunità di contribuire attivamente a un’economia circolare, trasformando un obbligo ambientale in una leva di crescita e differenziazione.

AI e imprese italiane: attualità, innovazione e prospettive future

Adozione e diffusione dell’AI tra le imprese italiane

Negli ultimi anni l’intelligenza artificiale ha smesso di essere soltanto un tema di ricerca o sperimentazione e sta diventando una componente concreta nei piani strategici di molte aziende. Secondo recenti indagini circa il 63% delle imprese in Italia ha già adottato soluzioni di AI o prevedono di farlo nel breve periodo. Ma questa adozione è spesso focalizzata su miglioramenti incrementali come ottimizzazioni operative, automazione di task ripetitivi e supporto all’IT, piuttosto che trasformazioni radicali del modello di business.

Prontezza digitale: dati, infrastruttura e competenze

Un elemento chiave per implementare con successo l’AI è la disponibilità di dati di qualità, infrastrutture adeguate e competenze interne. Molte aziende segnalano di avere abbastanza dati per iniziare progetti di AI, ma meno della metà possiede una strategia definita. Spesso la governance è frammentata e la leadership non sempre coinvolge i livelli più alti dell’organizzazione. Inoltre, le risorse destinate al digitale e all’IA restano in molti casi modeste, limitando la scala degli interventi.

L’importanza dell’AI nel settore manifatturiero

Nel manifatturiero l’AI ha un ruolo particolarmente strategico. È in questo settore che si percepiscono con più forza i vantaggi della previsione come manutenzione predittiva, monitoraggio in tempo reale delle macchine, dell’ottimizzazione della catena logistica, del controllo qualità automatizzato tramite visione artificiale, e dell’adattamento flessibile delle linee produttive. Dopotutto, vi abbiamo spesso parlato di quanto sia importante una tecnologia di questo tipo, come ADR-Flow, per il controllo di qualità e il riconoscimento dei difetti sulle linee di produzione.  L’Intelligenza Artificiale permette non solo di ridurre i costi operativi ma anche di aumentare la resilienza. Di fronte a interruzioni nella supply chain, carenze di personale o variazioni improvvise nella domanda, le aziende manifatturiere che hanno integrato soluzioni intelligenti sono molto più agili. Inoltre il campo della manifattura rappresenta un’occasione per passare dall’“ottimizzare” al “reinventare” processi, prodotti e servizi, generando valore competitivo sostenibile.

I dati su produttività integrata con l’AI

Oltre a quanto presentato, l’AI può generare un aumento significativo della produttività nazionale se si affrontano adeguatamente le leve abilitanti. Allo stato attuale un terzo delle aziende segnala benefici compresi tra l’1% e il 5% per quanto riguarda la produttività integrata con sistemi AI. E, sempre secondo alcuni sondaggi effettuati, Se si confrontano gli effetti sulla produttività con i fatturati delle aziende intervistate, si prevede un aumento medio della produttività aggregata del 3,2% attualmente, che crescerà al 4,3% nel corso di 18-24 mesi.
Ma, nonostante il potenziale riconosciuto, oltre il 56% delle aziende dichiara di non aver ancora messo in campo alcun intervento in tal senso.

Prospettive future: verso una trasformazione strategica e sostenibile

Serve quindi una collaborazione tra istituzioni, imprese, università, centri di ricerca per costruire ecosistemi forti, investire in formazione, sia tecnica che in competenze trasversali come problem solving e gestione del cambiamento, definire casi d’uso replicabili, e garantire governance e trasparenza. Regolamenti come l’AI Act europeo possono offrire un’opportunità per stabilire standard chiari e promuovere fiducia, sebbene molte imprese siano ancora in ritardo nell’allinearsi alle nuove norme. Tramite una visione strategica e le competenze specifiche siamo certi che l’applicazione di tecnologie IA possa rappresentare un vantaggio competitivo, economico ed innovativo nella maggior parte dei settori industriali, e non soltanto.

L’intelligenza artificiale nell’ingegnerizzazione dei veicoli: ADR-Flow e il controllo qualità del futuro

In un momento di grande trasformazione per il settore automotive, i progettisti si trovano ad affrontare sfide sempre più complesse. I clienti non tollerano difetti, guasti o mancanze estetiche, mentre la diffusione della trazione elettrica impone una riprogettazione profonda anche dei modelli più collaudati. A tutto ciò si aggiunge la necessità di accelerare i tempi di ingegnerizzazione e industrializzazione per rimanere competitivi in un mercato in continua evoluzione.

L’AI come leva per l’innovazione ingegneristica

Per rispondere a queste pressioni, l’intelligenza artificiale si afferma come uno strumento strategico. Lungi dal sostituire il progettista, l’AI ne potenzia le capacità analitiche, permettendo di affrontare attività ripetitive o alimentate da grandi volumi di dati. Tecnologie come il Model-Based Systems Engineering (MBSE) promuovono una progettazione più rapida dei veicoli, collaborativa e standardizzata, mentre l’AI contribuisce a generare opzioni progettuali, simulare scenari e prevedere potenziali anomalie.

AI e sostenibilità nella mobilità del futuro

L’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave nell’automotive anche nel percorso verso una mobilità più sostenibile. Attraverso algoritmi di ottimizzazione energetica, i sistemi intelligenti supportano la gestione efficiente delle batterie nei veicoli elettrici, estendendone la durata e riducendo gli sprechi. Allo stesso tempo, l’AI può ottimizzare i flussi produttivi per abbattere consumi energetici e ridurre gli scarti industriali. In questo senso, l’intelligenza artificiale non rappresenta solo un fattore di competitività per le aziende, ma anche un alleato strategico per affrontare le sfide ambientali e climatiche.

Il ruolo di ADR-Flow

In questo contesto si inserisce ADR-Flow, soluzione open source che, come ormai qualcuno di voi ben saprà, è progettata per il riconoscimento automatico dei difetti su componenti industriali. Utilizzando reti neurali profonde e sistemi di visione artificiale, ADR-Flow analizza immagini acquisite in linea per individuare imperfezioni non visibili a occhio nudo nella produzione di autoveicoli e motoveicoli, come ad esempio quelle sulla cablatura. Si tratta di una risposta concreta all’esigenza di garantire qualità elevata nella produzione, soprattutto in una fase in cui i margini di errore si sono drasticamente ridotti.

Un’opportunità tecnologica e strategica

L’integrazione di sistemi intelligenti come ADR-Flow nei processi produttivi del settore automotive non è solo una scelta tecnica, ma una leva competitiva. Le aziende possono finalmente valorizzare i dati storici accumulati nel tempo e ottimizzare l’intero ciclo di vita del prodotto. In parallelo, incentivi come quelli previsti dal Piano Transizione 5.0 rappresentano un’opportunità per investire in piattaforme di progettazione avanzata, promuovendo un’industria automobilistica più efficiente, reattiva e sostenibile.

L’ecosistema IA in Africa e un’indipendenza tecnologica da strutturare

Torniamo a parlare di tecnologia e Africa, e lo facciamo commentando una notizia recente.
Una settimana fa Google ha presentato un programma da 37 milioni di dollari per accelerare la diffusione dell’Intelligenza Artificiale in Africa. Questo investimento mira a sostenere progetti in agricoltura, istruzione, sanità e formazione, con particolare attenzione alla sicurezza alimentare e allo sviluppo di strumenti in lingue africane.

Formazione e startup al centro della strategia

Già nel 2019 Google aveva aperto ad Accra, in Ghana, il primo laboratorio di ricerca IA del continente. Oggi amplia il suo impegno con finanziamenti a startup locali, programmi universitari e iniziative per rafforzare le competenze digitali in paesi come Kenya, Nigeria e Sudafrica.
L’Africa, come noto, ha un enorme potenziale in questo campo, ma affronta sfide strutturali: mancanza di infrastrutture digitali, modelli linguistici poco rappresentativi e rischio di dipendenza da tecnologie esterne. L’intenzione di Google è quella di posizionarsi come alleato strategico per colmare questo gap.

Opportunità e rischi per la sovranità digitale

Tuttavia, crescono le preoccupazioni sulla sovranità dei dati e sul rischio di “colonialismo digitale”. Per questo, esperti e attivisti chiedono che i governi africani sviluppino regolamentazioni chiare e promuovano un ecosistema tecnologico autonomo e inclusivo. Per Google, l’IA può diventare un motore di sviluppo sostenibile, ma solo se l’Africa resta protagonista del proprio futuro digitale.

Open source: un’occasione per l’indipendenza tecnologica

Detto questo, non possiamo che aprire un’altra parentesi sull’argomento e legata al mondo open.
Il movimento open source offre infatti all’Africa la possibilità di sviluppare soluzioni IA su misura, senza dipendere da infrastrutture chiuse o licenze costose. Progetti locali possono riutilizzare modelli open, adattarli alle lingue native, e condividere innovazioni in modo collaborativo. Alcune startup africane stanno già contribuendo con dataset e strumenti aperti, mostrando che l’open source può diventare un volano per un’IA africana, accessibile e sovrana.

Il rinascimento tecnologico in Africa

L’Africa sta vivendo un’autentica trasformazione tecnologica. Ne abbiamo parlato spesso per esperrienza e testimonianza diretta in questo blog, ma con questa pubblicazione vogliamo approfondire come, n pochi anni, l’adozione di tecnologie digitali ha accelerato l’inclusione economica, migliorato i servizi pubblici e rafforzato l’imprenditoria giovanile. Questo fenomeno, che viene definito rinascimento tecnologico africano, non è soltanto un trend economico, ma un cambiamento strutturale.

Digitalizzazione e infrastrutture

Secondo l’ISPI l’Africa è diventata un laboratorio per l’innovazione, soprattutto nel campo della finanza digitale e della connettività mobile, superando in alcuni casi le economie avanzate (ISPI). Progetti come, ad esempio, il piano europeo Global Gateway, che prevede investimenti infrastrutturali per oltre 150 miliardi di euro, stanno contribuendo a creare nuove reti digitali e migliorare l’accesso alla connettività.
La crescente presenza di hub tecnologici e poli universitari specializzati sta inoltre formando una nuova generazione di innovatori. E, sempre su questa scia, il portale Future Network sottolinea come l’Africa stia investendo nell’intelligenza artificiale, nella robotica e nella salute digitale, con progetti pionieristici in diversi Paesi.
Un esempio concreto di questo ‘Rinascimento’ è il Kenya: qua le start-up del settore fintech stanno rivoluzionando i servizi bancari e finanziari, rendendoli accessibili anche nelle aree rurali. E lo è anche la Nigeria, dove la crescita del settore tech ha generato migliaia di posti di lavoro e attirato investimenti da colossi internazionali.
L’evoluzione delle nuove tecnologie in Africa stanno favorendo anche la digitalizzazione dell’istruzione, con piattaforme online che raggiungono studenti in zone precedentemente isolate. Sviluppi di questa tipologia stanno quindi contribuendo a ridurre il divario digitale e a creare opportunità economiche diffuse su tutto il territorio.

Sostenibilità e sviluppo locale

L’innovazione africana si distingue anche per il suo legame con lo sviluppo sostenibile. Secondo uno studio di CrossBoundary, l’economia creativa e digitale africana ha un impatto diretto su artigianato, agricoltura e ambiente, promuovendo soluzioni locali e inclusive. Nonostante i progressi permangono ostacoli legati a infrastrutture carenti, disuguaglianze nell’accesso e una frammentazione normativa. Tuttavia, il potenziale è enorme. E, come afferma Time Magazine, l’Africa ha l’opportunità di saltare alcune tappe dello sviluppo tradizionale e creare modelli originali di innovazione tecnologica.
In molti casi l’innovazione africana parte proprio da bisogni concreti delle comunità: sistemi di irrigazione intelligenti, droni per la mappatura agricola e app per la gestione dei rifiuti urbani sono solo alcune delle soluzioni sviluppate localmente. Queste tecnologie non soltanto migliorano la qualità della vita, ma promuovono anche la partecipazione attiva delle popolazioni locali alla transizione digitale e verde.

Un nuovo motore di cambiamento

Possiamo affermare che il rinascimento tecnologico africano rappresenta una delle dinamiche più promettenti del XXI secolo. Con una popolazione giovane, un ecosistema imprenditoriale in espansione e crescenti investimenti pubblici e privati, il continente si sta affermando come un protagonista dell’innovazione globale.
Affinché questo slancio si consolidi sarà essenziale continuare a investire in formazione, rafforzare le infrastrutture e promuovere partenariati internazionali equi. L’Africa non è più soltanto un mercato emergente: è un motore di cambiamento capace di influenzare l’economia e la tecnologia del futuro.

Il mondo manifatturiero in Italia, il Made in Italy e ADR-Flow: un connubio di eccellenza e innovazione

L’Italia è da sempre un faro nell’industria manifatturiera globale, con una tradizione che affonda le radici nei secoli e che continua a distinguersi per qualità, design e innovazione. Il Made in Italy è sinonimo di eccellenza, un marchio che non soltanto rappresenta una visione estetica. Questa denominazione rappresenta un valore profondo legato alla lavorazione, alla cura dei dettagli e alla capacità di trasformare idee in prodotti che rispondono alle esigenze di un mercato internazionale.
In questo contesto l’industria manifatturiera italiana si è evoluta e adattata alle sfide del nuovo millennio, abbracciando la tecnologia e le soluzioni innovative per rimanere competitiva. Un modo questo con il quale il Bel Paese può rispondere ad un panorama economico sempre più dinamico e globalizzato. In tale scenario possiamo presentare il nostro sistema automatico per il riconoscimento dei difetti ADR-Flow come un esempio perfetto di tecnologia avanzata che può integrarsi perfettamente con la tradizione manifatturiera italiana e rilanciandola anche sotto una nuova luce.

Il Made in Italy: eccellenza e innovazione

Quando si parla di Made in Italy, ci si riferisce a un concetto che va ben oltre la qualità dei materiali o l’estetica dei prodotti. È un vero e proprio modello di business, una cultura che ha saputo unire artigianato e tecnologia, tradizione e innovazione. Settori come la moda, l’automotive, l’arredamento, la meccanica, sono solo alcune delle aree in cui l’Italia continua a eccellere.
La forza del Made in Italy sta nella capacità di produrre oggetti che non soltanto rispondono a specifiche esigenze funzionali, ma sono anche in grado di evocare emozioni, raccontare storie e trasmettere valori. Un esempio emblematico è il settore della meccanica di precisione. E in questo caso l’abilità manuale e la capacità di risolvere sfide tecnologiche si combinano per ottenere soluzioni d’avanguardia in ambito industriale.

Il Futuro della Manifattura Italiana: automazione e industria 4.0

Con l’arrivo della Industria 4.0 la manifattura italiana ha intrapreso un percorso di innovazione che ha portato all’introduzione di sistemi automatizzati e l’utilizzo di soluzioni IoT (Internet of Things), Big Data e Intelligenza Artificiale. Questo non significa abbandonare la tradizione, ma piuttosto arricchirla con la digitalizzazione e l’automazione. Ed è possibile farlo migliorando la competitività, l’efficienza dei processi produttivi e la personalizzazione delle produzioni. L’Italia è diventata infatti un centro globale di innovazione tecnologica applicata alla manifattura. Qua la sinergia tra le human skills e technological solutions apre nuove strade al settore.

ADR-Flow: la soluzione per un manufacturing innovativo

ADR-Flow è un esempio perfetto di come la tecnologia stia diventando il motore del cambiamento senza sacrificare la tradizione. La missione in questo caso è quella di supportare le aziende nel loro percorso verso l’automazione, ma anche nel campo della gestione delle produzioni e dei flussi di lavoro industriali. La soluzione ADR-Flow aiuta le aziende manifatturiere a migliorare l’efficienza dei loro impianti, a ridurre i costi operativi, e a migliorare la qualità dei prodotti finali. In questo modo si va a mentente sempre l’eccellenza che ha reso il Made in Italy un marchio riconosciuto in tutto il mondo. ADR-Flow integra inoltre diverse tecnologie per monitorare in tempo reale i flussi di lavoro, analizzare la produttività e ottimizzare i processi aziendali. Questo tipo di approccio consente di garantire una produzione agile e altamente reattiva. Questa diviene essenziale in un mondo dove i tempi di risposta devono essere sempre più rapidi. Inoltre, il sistema è perfettamente compatibile con l’adozione di soluzioni IoT. Viene favorita così la connessione tra macchinari e sistemi di controllo avanzati, aumentando la produttività senza compromettere la qualità.

ADR-Flow e il Made in Italy: un futuro in sinergia

Come accennato in precedenza l’integrazione di tecnologie avanzate come quelle offerte da ADR-Flow nel contesto manifatturiero italiano è fondamentale per mantenere la competitività a livello internazionale. Le aziende italiane, che da sempre si distinguono per la qualità e la creatività, possono sfruttare l’automazione e le soluzioni digitali per ottimizzare i loro processi produttivi. Così possono affrontare con successo le sfide del mercato globale. ADR-Flow diventa un alleato fondamentale per le imprese che vogliono modernizzare i loro impianti, mantenendo intatta l’essenza del Made in Italy. E questa è composta dal saper fare, la cura dei dettagli, l’innovazione costante. Siamo convinti che il futuro della manifattura italiana sia segnato da un continuo equilibrio tra tradizione e innovazione.

Il GenAI Application Engineer: una figura chiave per l’intelligenza artificiale applicata

Nell’editoriale pubblicato nell’ultima edizione di The Batch, Andrew Ng introduce con chiarezza e visione una nuova figura professionale destinata a diventare centrale nell’ecosistema tecnologico contemporaneo: il GenAI Application Engineer. Non si tratta di una semplice etichetta, ma di un ruolo ben definito, con competenze specifiche e un impatto crescente nello sviluppo di prodotti basati sull’intelligenza artificiale generativa.

Competenze trasversali per un impatto concreto

Il GenAI Application Engineer, così come delineato da Ng, possiede la capacità di combinare molteplici strumenti e tecnologie: prompting avanzato, retrieval-augmented generation, orchestrazione tramite agenti, database vettoriali, embeddings, tuning di modelli e sistemi di valutazione. Questo insieme di abilità consente di costruire sistemi intelligenti realmente funzionali, che vanno oltre la semplice sperimentazione tecnica.
Ciò che distingue ulteriormente questa figura è l’orientamento al prodotto. Non basta infatti padroneggiare gli strumenti: serve la capacità di tradurre una visione o un’esigenza in un’applicazione concreta, utile e utilizzabile. Questa attitudine, un tempo appannaggio esclusivo di product manager e designer, viene ora integrata nel profilo tecnico, accorciando il divario tra progettazione e sviluppo.

Programmazione assistita:
accelerazione e consapevolezza

Un altro punto centrale dell’editoriale è il ruolo crescente dell’AI-assisted coding, attraverso strumenti come Copilot, Cursor o Claude Code. Questi ambienti di sviluppo assistiti non sostituiscono la competenza tecnica, ma la potenziano: permettono a chi ha già solide basi ingegneristiche di operare con maggiore rapidità ed efficacia, mantenendo il controllo su struttura, qualità e affidabilità del software.
La programmazione assistita, in questo senso, non è una scorciatoia per inesperti, ma un amplificatore per chi conosce i fondamenti. Richiede una comprensione chiara dell’architettura del sistema e delle implicazioni di design, oltre a un senso critico nei confronti del codice generato automaticamente.

Formazione continua come prerequisito

L’editoriale sottolinea inoltre l’importanza della formazione continua. In un settore in rapida evoluzione come quello dell’AI, la capacità di aggiornarsi costantemente diventa un prerequisito per ogni professionista. Ng suggerisce una domanda semplice ma efficace per valutare i candidati: “Come ti tieni aggiornato sull’AI?”. La risposta a questa domanda rivela spesso più di qualsiasi certificato o titolo accademico. Viene così promosso un approccio fondato sull’apprendimento attivo e sul coinvolgimento diretto con strumenti, comunità e progetti reali. Una direzione che si sta affermando come il nuovo standard per chi opera nell’AI applicata.

Un ruolo che dà forma al futuro del settore

La definizione proposta da Ng non solo descrive una figura già presente in molte realtà innovative, ma contribuisce a darle visibilità e riconoscimento. In un contesto in cui l’intelligenza artificiale è spesso trattata in termini generici o teorici, identificare il GenAI Application Engineer come snodo operativo tra modello e prodotto significa promuovere una cultura di concretezza e responsabilità tecnica.
Questa visione fornisce anche una guida utile per la formazione, l’organizzazione del lavoro e la selezione dei talenti. Le aziende possono così individuare meglio i profili necessari per costruire prodotti AI realmente efficaci e sostenibili.

La padronanza tecnica unita alla progettazione

L’analisi di Andrew Ng contribuisce in modo significativo a chiarire quale direzione stia prendendo il settore dell’intelligenza artificiale applicata. Il GenAI Application Engineer incarna un approccio integrato e pragmatico, dove la padronanza tecnica si unisce a una forte sensibilità verso la progettazione di soluzioni reali.
In un panorama in continua trasformazione, valorizzare figure di questo tipo significa investire nella capacità di tradurre l’innovazione in strumenti concreti e utili. Si tratta di un passo essenziale per rendere l’intelligenza artificiale non soltanto potente, ma anche realmente utilizzabile.

Open Standards e Open Source: il futuro della tecnologia è aperto

Nel mondo digitale la sfida tra soluzioni proprietarie e sistemi aperti è sempre attuale. Oggi Open Source e Open Standards, ovvero regole e tecniche accessibili a tutti per per permettere a software di comunicare e funzionare insieme, stanno diventando fondamentali per rendere la tecnologia più interoperabile, collaborativa e sostenibile. Non appartengono a un singolo fornitore e possono essere implementati liberamente da chiunque, favorendo interoperabilità, trasparenza e indipendenza da soluzioni proprietarie.

Perché gli Open Standards sono importanti

Quando i sistemi non comunicano tra loro, si creano barriere che rallentano l’innovazione. Gli standard aperti risolvono questo problema, dato che permettono a diverse piattaforme di funzionare insieme, e senza vincoli. È grazie a protocolli aperti come HTTP, HTML o TCP/IP che Internet ha potuto crescere così tanto. Anche le nuove tecnologie come IoT o l’intelligenza artificiale rischiano di rimanere isolate senza standard comuni. Aprire i protocolli significa permettere a tutto il sistema di evolversi insieme.

L’innovazione cresce quando è condivisa

Open Standards e Open Source non sono solo strumenti tecnici: sono leve per creare un ecosistema innovativo. Con software aperti come Linux o TensorFlow, migliaia di sviluppatori possono collaborare, migliorare e condividere codice. Questo accelera i tempi di sviluppo e rende la tecnologia più accessibile.
Costruire su standard aperti significa non essere legati a un singolo fornitore. Anche se una tecnologia viene dismessa, chi la usa può continuare a evolverla. Al contrario, affidarsi a soluzioni proprietarie spesso significa restare bloccati o dover ricominciare da zero.

Un mercato più aperto e competitivo

Gli standard aperti favoriscono una concorrenza sana: nessuno ha il monopolio e le aziende devono distinguersi per la qualità, non per il controllo. Anche nel mondo Open Source la competizione esiste, ma si basa sulla condivisione e sul miglioramento continuo. Open Standards e Open Source non sono solo parole chiave: sono strumenti concreti per costruire un futuro digitale aperto, collaborativo e sostenibile. Per chi sviluppa e per chi usa tecnologia, scegliere l’apertura significa scegliere libertà, innovazione e inclusività.

Industria 5.0: la rivoluzione umana della produzione automobilistica

L’industria automobilistica sta entrando in una nuova era. Dopo anni di spinta verso l’automazione e la connettività della produzione, la cosiddetta Industria 4.0, oggi si affaccia all’orizzonte un paradigma completamente nuovo: l’Industria 5.0. Non si tratta soltanto di tecnologia. È un’evoluzione culturale, un ritorno all’uomo come protagonista della fabbrica, questa volta però affiancato da macchine intelligenti. Abbiamo tratto spunto dall’articolo pubblicato su RTInsights per commentare questa tematica strettamente collegata anche alla nostra soluzione per il riconoscimento automatico dei difetti di produzione ADR-Flow per il settore automotive.

Dalla fabbrica smart all’iper-personalizzazione

Se l’Industria 4.0 ha reso le fabbriche “smart” grazie a robotica avanzata, Internet delle Cose (IoT) e big data, l’Industria 5.0 mira a renderle anche più umane. Il cuore di questo cambiamento è la sinergia tra tecnologia e persona: le macchine non sostituiscono più, ma collaborano. I robot diventano “cobot”, aiutanti intelligenti che alleggeriscono il carico fisico e lasciano spazio alla creatività umana. In questo nuovo modello, le catene di montaggio non sono più solo luoghi di efficienza, ma diventano laboratori di innovazione personalizzata e sostenibile. Le auto non sono più solo prodotti in serie, ma risposte uniche a bisogni sempre più diversificati.
Grazie all’Industria 5.0, alcune case automobilistiche stanno già offrendo veicoli iper-personalizzati. Materiali ecocompatibili, interni configurabili, software di guida adattivi: oggi tutto può essere cucito su misura del cliente, senza sacrificare i tempi di produzione.
Ma il cambiamento si sente anche dentro la fabbrica. Gli operai non sono più semplici esecutori, ma diventano parte attiva di un sistema intelligente. Con l’aiuto di cobot e interfacce intuitive, possono concentrarsi su compiti a valore aggiunto. Questo porta a una maggiore soddisfazione sul lavoro, un aspetto critico in un settore che soffre sempre più la carenza di personale qualificato.

Resilienza, non solo efficienza

L’Industria 5.0 introduce un concetto chiave: la resilienza. Le aziende devono saper adattarsi rapidamente a crisi globali, interruzioni della supply chain e nuovi standard ambientali. La combinazione di intelligenza artificiale e intervento umano permette una flessibilità impossibile in sistemi completamente automatizzati. Non tutto è semplice. L’integrazione tra persone e macchine richiede un ripensamento radicale di impianti, software e competenze. Servono nuove piattaforme di gestione dati, architetture di sicurezza più sofisticate e soprattutto una forza lavoro formata. L’upskilling dei dipendenti non è più opzionale: è la chiave per non rimanere indietro. Inoltre, trovare il giusto equilibrio tra tecnologia e fattore umano sarà essenziale. Troppa automazione rischia di svuotare di senso il lavoro umano, troppa dipendenza dall’uomo rallenterebbe l’efficienza. La sfida è costruire un modello in cui la macchina amplifica l’intelligenza dell’uomo, senza sostituirla.

Tecnologie abilitanti: il motore invisibile

Dietro le quinte di questa trasformazione industriale agiscono tecnologie avanzate, menzionate nell’articolo di RTInsights, che abilitano l’Industria 5.0:

  • Cobot intelligenti, sicuri e adattivi, progettati per lavorare in simbiosi con l’uomo;

  • intelligenza artificiale evoluta, capace di apprendere dai comportamenti umani e ottimizzare i processi in tempo reale, come ADR-Flow;

  • edge computing, per decisioni rapide direttamente in fabbrica, senza passare dal cloud;
  • gemelli digitali, che simulano le interazioni uomo-macchina, monitorano e ottimizzano ambienti produttivi prima di applicare modifiche nel mondo reale;

  • software per la sostenibilità, strumenti che monitorano e migliorano l’impatto ambientale della produzione, in linea con i principi dell’economia circolare.

Il futuro è co-creato

L’Industria 5.0 non è un’utopia distante: è già qui, nei primi esperimenti delle aziende più lungimiranti. È un invito a pensare in modo diverso: non più solo a come costruire di più e più velocemente, ma meglio, con attenzione alle persone, all’ambiente e alla società. Per le case automobilistiche, questa è l’occasione per guidare non solo il mercato, ma anche una nuova visione di progresso. Non più centrata solo sulla macchina, ma su ciò che rende umano ogni viaggio: la capacità di immaginare, innovare e collaborare.

Ottobre 2025
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