Agosto 2024

cruscotto

Il cruscotto

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Nel mio ultimo articolo dicevo tra l’altro come la possibilità di poter tenere sotto controllo con un solo sguardo un sistema complesso è qualcosa che potrebbe permettere alle nostre aziende di fare grandi passi avanti, tanto che lo considero uno dei “pilastri” di una strategia informatica moderna all’interno di un’azienda che voglia migliorare continuamente e quindi diventare una “learning organization”. 

Per ottenere questo risultato un cruscotto è lo strumento ideale.

Ovviamente, un buon “cruscotto” (o “dashboard”, se preferite il termine inglese) non è la panacea di tutti i mali e nemmeno garantisce che l’organizzazione si stia orientando nella giusta direzione, ma sicuramente è uno strumento strategico, soprattutto se viene progettato con la mentalità giusta.

Esperienza in una centrale geotermica: lezioni apprese

Qualche tempo fa, mi è capitato di visitare una centrale di produzione di energia elettrica da fonte geotermica. Nella stazione di controllo facevano bella mostra di sé almeno una decina di grandi monitor che riportavano numerosi grafici prodotti in “tempo reale” e valori istantanei e medi di svariate variabili di processo … non ho potuto fare a meno di pormi delle domande.

Se uno di questi grafici o numeri mettesse in evidenza un’anomalia, chi se ne accorgerebbe e, soprattutto, in quanto tempo? L’altra domanda, strettamente correlata, come spiegherò tra poco, è stata: “tutti questi dati dove vanno a finire”?

Interdisciplinarità e competenza

Durante la mia immersione nel mondo geotermico, sono rimasto sinceramente colpito dall’altissimo grado di competenza ed anche di passione messo in campo dalle persone che ho incontrato. Le mie osservazioni si riferiscono ad alcuni aspetti puramente informatici, le cui conoscenze sono giustamente solo in parte corredo di chi deve progettare una centrale elettrica (e lo stesso vale per moltissimi altri tipi di azienda, in particolare le manifatturiere). Ciò su cui vorrei focalizzarmi è evidenziare che se oggi vogliamo mettere in piedi un’organizzazione, in grado di far fronte a tutte le necessità nel modo migliore, è opportuno che questa sia fortemente interdisciplinare ed includa le competenze informatiche.

La gestione delle emergenze: importanza delle avvisaglie

Una situazione di emergenza nasce e si sviluppa progressivamente: inizia con piccole avvisaglie che, se colte per tempo, non creano problemi (qui si potrebbe aprire il capitolo della manutenzione predittiva … ma sarà per un’altra volta). Queste avvisaglie possono essere “falsi positivi”, cioè in realtà non comportare alcun problema, ma è importante non trascurarle. Meglio spendere pochi minuti o qualche ora per accertarsi che tutto vada bene, piuttosto che accorgersi del problema solo quando è già serio.

Limiti dell’umano e vantaggi delle macchine

Avere una (o anche tante) persone che controllano una miriade di dati non è in generale la strategia più efficace. Le persone si stancano, si distraggono, possono avere criteri di giudizio non del tutto omogenei e stabili nel tempo, non possono tenere sotto controllo l’andamento di molte variabili contemporaneamente e la loro correlazione … Tutte queste cose, sono invece proprio le capacità in cui eccellono le macchine.

Caratteristiche di un cruscotto efficace

Un buon cruscotto deve contenere un numero limitato di variabili, quelle in grado di dare il massimo di informazione interessante, ed un insieme di “alert” che compaiono ed attraggono l’attenzione dell’operatore solo nel momento in cui c’è effettivamente bisogno che li noti. Deve poi permettere agli operatori di andare a ricercare, visionare ed approfondire i dati che ritiene più rilevanti in quella situazione specifica, anche nella loro evoluzione temporale precedente l’allarme.

Gestione dei Falsi Positivi: un equilibrio delicato

D’altra parte, bisogna anche cercare di fare in modo che i falsi positivi non siano troppi, perché questo inevitabilmente genera un abbassamento del livello di attenzione: se un certo segnale di allerta viene emesso molto spesso e nella maggior parte dei casi non indica l’insorgere di un problema, inevitabilmente verrà ignorato anche in quelle rare occasioni in cui sarebbe invece importante indagare (quando non venga addirittura disattivato).

L’Importanza dell’analisi dei dati post emergenza

Dunque diventa importante capire anche che fine fanno i dati quando scompaiono dal monitor.

In primo luogo, questi devono poter essere recuperati ed analizzati per capire cosa stia succedendo ora, ma altrettanto, se non più importante è che possano essere analizzati ad esempio per capire in quali situazioni sono stati emessi degli allarmi sbagliati ed in quali altre invece non sono stati emessi, quando sarebbe stato utile.

Machine Learning e miglioramento continuo del cruscotto

Ovviamente qui svolge un compito importante anche il machine learning, argomento su cui ritornerò, ma bisogna intanto considerare che se non abbiamo a disposizione un cruscotto di questo tipo, anche l’efficacia del machine learning rimane da questo punto di vista limitata, con tanti saluti al miglioramento continuo …

Conclusione: il cruscotto come organismo vivo

Non solo: il cruscotto stesso deve essere oggetto di miglioramento continuo, come tutto il resto dell’impianto. È ovvio che bisogna partire avendo studiato bene come possa essere il più efficace possibile, ma la caratteristica più importante è la sua flessibilità ed adattabilità, cioè la capacità di evolvere per diventare sempre più efficace, anche tenendo conto che un impianto di produzione moderno è un organismo non solo complesso, ma anche “vivo”, cioè in continua evoluzione.

continuous improvement

Il miglioramento continuo e la learning organization

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In un intervento precedente, descrivevo quelli che secondo me sono i pilastri informatici di una moderna industria manifatturiera (purtroppo mi tocca usare molto l’inglese, perché oramai certi nomi hanno assunto un significato specifico che non esiste in italiano …): machine learning, digital twins, ottimizzazione delle risorse e cruscotti. Vorrei provare ad allargare un po’ il quadro in cui si inseriscono le considerazioni fatte.

I concetti che meglio esprimono quello che penso sono quelli di miglioramento continuo e di learning organization; due concetti fortemente interconnessi: non c’è miglioramento continuo se non c’è contemporaneamente l’attitudine ad imparare!

Organizzazioni che Imparano

E qui, non stiamo parlando di macchine che imparano, ma di organizzazioni. Organizzazioni fatte di esseri umani, che è fondamentale che migliorino a livello personale, ma, questo è il punto, anche proprio come organizzazione in quanto tale.

L’Evoluzione del Percorso di Apprendimento

Tradizionalmente, si pensa che nella vita di una persona ci sia un periodo in cui si va a scuola, poi magari all’università e qualcuno, pochi, faccia anche studi superiori, per poi entrare nel mondo del lavoro, dove si utilizzano le competenze acquisite e le si mescola con l’esperienza. Questo, oramai, è sempre meno vero: al contrario, sempre di più ci si trova a dover imparare cose nuove, anche radicalmente nuove, alcune delle quali cambiano completamente il modo di lavorare, tanto che spesso si sente dire che i giovani sono meglio attrezzati delle persone più esperte, perché l’esperienza di queste non è più efficace.

Io, forse perché ho 65 anni, non la penso così, ma a patto che anche le persone esperte sappiano rimettersi in gioco, sfruttando la loro esperienza proprio per questo: ad esempio per distinguere cosa è veramente nuovo e cosa no, cosa veramente può avere successo ed essere utile e cosa no, ma comunque continuando ad imparare cose nuove, anche con l’umiltà di ascoltare ed apprendere dai colleghi più giovani.

Applicazione alle Organizzazioni

Il discorso può essere trasportato pari pari alle organizzazioni, soprattutto a quelle più complesse (alla fine, anche un essere umano è un’organizzazione parecchio complessa), come del resto tendono ad essere le moderne aziende manifatturiere. Il punto è che anche a livello dell’organizzazione si pongono le stesse sfide: nuovi concorrenti, nuovi prodotti, nuove esigenze, nuove metodologie produttive … il rischio di essere completamente buttati fuori mercato nel giro di pochi mesi è oramai studiato a livello accademico (permettetemi però di citare una canzone degli anni 70, demenziale già dal titolo: “38 luglio”, ma per certi versi premonitrice, in cui il protagonista aveva inventato la pila elettrica, ma il giorno dopo qualcun altro ha inventato le reti elettriche, spiazzandolo completamente).

Creazione di una Learning Organization

Ho già citato, ma vale la pena di riprenderlo, il motto di Andrew Clay Shafer (“you are either building a learning organization or you will be losing to someone who is”), ma ovviamente bisogna andare oltre: come fare per creare una learning organization, in particolare nel settore manifatturiero, dove giustamente si incontrano delle ben comprensibili resistenze, dovute proprio al fatto di aver accumulato molta esperienza.

Tecnologie a Supporto della Learning Organization

La possibilità di imparare nuove cose grazie all’ausilio del machine learning, della simulazione sempre più realistica dei nostri impianti, della possibilità di ottimizzare l’utilizzo delle risorse (sempre più importante mano a mano che si sviluppa lo coscienza di non poter distruggere il nostro pianeta) e quella di poter tenere sotto controllo con uno sguardo un sistema complesso sono cose che sicuramente possono dare una spinta in più alla nostra azienda.

Ma mi rendo conto che l’articolo è già abbastanza lungo … non disperate (:-)): spiegherò il concetto nei dettagli in una prossima puntata, magari scritta riposando al fresco sotto un albero nell’Appennino Tosco-Emiliano.

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