Giugno 2025

Il GenAI Application Engineer: una figura chiave per l’intelligenza artificiale applicata

Nell’editoriale pubblicato nell’ultima edizione di The Batch, Andrew Ng introduce con chiarezza e visione una nuova figura professionale destinata a diventare centrale nell’ecosistema tecnologico contemporaneo: il GenAI Application Engineer. Non si tratta di una semplice etichetta, ma di un ruolo ben definito, con competenze specifiche e un impatto crescente nello sviluppo di prodotti basati sull’intelligenza artificiale generativa.

Competenze trasversali per un impatto concreto

Il GenAI Application Engineer, così come delineato da Ng, possiede la capacità di combinare molteplici strumenti e tecnologie: prompting avanzato, retrieval-augmented generation, orchestrazione tramite agenti, database vettoriali, embeddings, tuning di modelli e sistemi di valutazione. Questo insieme di abilità consente di costruire sistemi intelligenti realmente funzionali, che vanno oltre la semplice sperimentazione tecnica.
Ciò che distingue ulteriormente questa figura è l’orientamento al prodotto. Non basta infatti padroneggiare gli strumenti: serve la capacità di tradurre una visione o un’esigenza in un’applicazione concreta, utile e utilizzabile. Questa attitudine, un tempo appannaggio esclusivo di product manager e designer, viene ora integrata nel profilo tecnico, accorciando il divario tra progettazione e sviluppo.

Programmazione assistita:
accelerazione e consapevolezza

Un altro punto centrale dell’editoriale è il ruolo crescente dell’AI-assisted coding, attraverso strumenti come Copilot, Cursor o Claude Code. Questi ambienti di sviluppo assistiti non sostituiscono la competenza tecnica, ma la potenziano: permettono a chi ha già solide basi ingegneristiche di operare con maggiore rapidità ed efficacia, mantenendo il controllo su struttura, qualità e affidabilità del software.
La programmazione assistita, in questo senso, non è una scorciatoia per inesperti, ma un amplificatore per chi conosce i fondamenti. Richiede una comprensione chiara dell’architettura del sistema e delle implicazioni di design, oltre a un senso critico nei confronti del codice generato automaticamente.

Formazione continua come prerequisito

L’editoriale sottolinea inoltre l’importanza della formazione continua. In un settore in rapida evoluzione come quello dell’AI, la capacità di aggiornarsi costantemente diventa un prerequisito per ogni professionista. Ng suggerisce una domanda semplice ma efficace per valutare i candidati: “Come ti tieni aggiornato sull’AI?”. La risposta a questa domanda rivela spesso più di qualsiasi certificato o titolo accademico. Viene così promosso un approccio fondato sull’apprendimento attivo e sul coinvolgimento diretto con strumenti, comunità e progetti reali. Una direzione che si sta affermando come il nuovo standard per chi opera nell’AI applicata.

Un ruolo che dà forma al futuro del settore

La definizione proposta da Ng non solo descrive una figura già presente in molte realtà innovative, ma contribuisce a darle visibilità e riconoscimento. In un contesto in cui l’intelligenza artificiale è spesso trattata in termini generici o teorici, identificare il GenAI Application Engineer come snodo operativo tra modello e prodotto significa promuovere una cultura di concretezza e responsabilità tecnica.
Questa visione fornisce anche una guida utile per la formazione, l’organizzazione del lavoro e la selezione dei talenti. Le aziende possono così individuare meglio i profili necessari per costruire prodotti AI realmente efficaci e sostenibili.

La padronanza tecnica unita alla progettazione

L’analisi di Andrew Ng contribuisce in modo significativo a chiarire quale direzione stia prendendo il settore dell’intelligenza artificiale applicata. Il GenAI Application Engineer incarna un approccio integrato e pragmatico, dove la padronanza tecnica si unisce a una forte sensibilità verso la progettazione di soluzioni reali.
In un panorama in continua trasformazione, valorizzare figure di questo tipo significa investire nella capacità di tradurre l’innovazione in strumenti concreti e utili. Si tratta di un passo essenziale per rendere l’intelligenza artificiale non soltanto potente, ma anche realmente utilizzabile.

Open Standards e Open Source: il futuro della tecnologia è aperto

Nel mondo digitale la sfida tra soluzioni proprietarie e sistemi aperti è sempre attuale. Oggi Open Source e Open Standards, ovvero regole e tecniche accessibili a tutti per per permettere a software di comunicare e funzionare insieme, stanno diventando fondamentali per rendere la tecnologia più interoperabile, collaborativa e sostenibile. Non appartengono a un singolo fornitore e possono essere implementati liberamente da chiunque, favorendo interoperabilità, trasparenza e indipendenza da soluzioni proprietarie.

Perché gli Open Standards sono importanti

Quando i sistemi non comunicano tra loro, si creano barriere che rallentano l’innovazione. Gli standard aperti risolvono questo problema, dato che permettono a diverse piattaforme di funzionare insieme, e senza vincoli. È grazie a protocolli aperti come HTTP, HTML o TCP/IP che Internet ha potuto crescere così tanto. Anche le nuove tecnologie come IoT o l’intelligenza artificiale rischiano di rimanere isolate senza standard comuni. Aprire i protocolli significa permettere a tutto il sistema di evolversi insieme.

L’innovazione cresce quando è condivisa

Open Standards e Open Source non sono solo strumenti tecnici: sono leve per creare un ecosistema innovativo. Con software aperti come Linux o TensorFlow, migliaia di sviluppatori possono collaborare, migliorare e condividere codice. Questo accelera i tempi di sviluppo e rende la tecnologia più accessibile.
Costruire su standard aperti significa non essere legati a un singolo fornitore. Anche se una tecnologia viene dismessa, chi la usa può continuare a evolverla. Al contrario, affidarsi a soluzioni proprietarie spesso significa restare bloccati o dover ricominciare da zero.

Un mercato più aperto e competitivo

Gli standard aperti favoriscono una concorrenza sana: nessuno ha il monopolio e le aziende devono distinguersi per la qualità, non per il controllo. Anche nel mondo Open Source la competizione esiste, ma si basa sulla condivisione e sul miglioramento continuo. Open Standards e Open Source non sono solo parole chiave: sono strumenti concreti per costruire un futuro digitale aperto, collaborativo e sostenibile. Per chi sviluppa e per chi usa tecnologia, scegliere l’apertura significa scegliere libertà, innovazione e inclusività.

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