trasformazione digitale

Strategie di trasformazione digitale

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Recentemente, parlavo con un amico che ha in mente alcuni progetti innovativi in ambito agricoltura e volevo fargli capire quanto l’uso di tecnologie ICT avanzate, combinate con algoritmi di Machine Learning, potrebbe essere utile in questi progetti. Ad un certo punto mi chiede: ” tutti questi discorsi vanno bene, ma, concretamente, cosa faresti”?

Domanda non così facile … ma ho accettato la sfida.

La Sfida dell’Utilizzo dei Dati in modo combinato

Per prima cosa, bisogna raccogliere i dati: tutte queste moderne apparecchiature che hai in mente di utilizzare producono dati; ebbene, bisogna acquisirli e raccoglierli in modo sistematico, quindi anche automatico, utilizzando gli strumenti giusti, considerando che si tratta nella maggior parte dei casi di serie temporali eterogenee sia per modalità di acquisizione che per “granularità” temporale e spaziale. Pensiamo alla differenza tra dati forniti da un gruppo di sensori presenti in un campo, le previsioni del tempo ed i dati sul tipo di coltura … eppure poterli collegare tra loro è fondamentale per l’analisi.

Il Valore dei Dati: Oltre la Raccolta

I dati sono già in sé un valore grandissimo, un “asset” come si ama dire oggi, per la cui raccolta vale senz’altro la pena di investire il costo necessario, spesso neppure così grande, ma questo valore ha poi bisogno di essere estratto e messo a disposizione di chi può trasformarlo in valore economico.

Cruscotti Intelligenti

Una prima estrazione di valore la si può ottenere realizzando un buon “cruscotto” (“dashboard”, dicono quelli che la sanno lunga). Un buon cruscotto permette di avere sotto controllo il nostro sistema con un singolo colpo d’occhio, ma attenzione a non commettere l’errore di voler vedere tutti i dati contemporaneamente: sono troppi e non tutti hanno la stessa importanza, così succede che l’occhio venga distratto da alcuni e che non si accorga di altri molto più significativi. Un buon cruscotto invece mostra *pochi* dati, ma particolarmente significativi per cogliere lo stato e l’evoluzione del sistema, assieme a dei segnali di attenzione (degli “alarm”), che compaiono al manifestarsi di situazioni che necessitano di attenzione.

Ad esempio, se abbiamo un certo numero di sensori di umidità e temperatura, posizionati in diversi punti del nostro campo e magari anche a profondità diverse, non ha senso vedere decine di grafici contemporaneamente, mentre è sicuramente più utile vederne solo un paio che colgano caratteristiche generali, con la possibilità di focalizzarci in ogni momento su una zona particolare, magari perché il nostro sistema di controllo ci ha segnalato con un alarm che li sta succedendo qualcosa di anomalo.

Digital Twin: Innovare con la Simulazione

Dei dati ben organizzati consentono anche di progettare dei “digital twin”, cioè dei sistemi digitali che si comportano ed evolvono nel tempo come i sistemi fisici che stiamo controllando. Il vantaggio di un “gemello digitale” è ad esempio che questo posso farlo evolvere nel tempo più rapidamente del gemello fisico e quindi posso prevedere, che significa anche prevenire, l’insorgenza di condizioni critiche.

Ma con un digital twin posso anche fare degli esperimenti virtuali, molto meno costosi e pericolosi di quelli fisici: cosa succede (what if), sia a livello di costi che di effetti fisici se irrigo solo una parte del campo”? E se invece irrigo con un flusso più basso e prolungato?

Ottimizzazione delle Risorse: Strategie Avanzate rivolte al futuro

Un passo ulteriore lo posso fare utilizzando algoritmi di ottimizzazione anche molto complessi, che tengano presenti dati di tipo molto eterogeneo, come sono appunto quelli di cui stiamo parlando, per ottenere un comportamento “ottimo” (o quasi …). Qui la domanda non è più “cosa succede se …”, ma “cosa fare per …”, ad esempio, “… minimizzare l’uso di acqua, fertilizzanti o pesticidi senza perderci in termini di produttività”?

Potete ben immaginare che questi stessi discorsi possano essere fatti in “salsa industriale” invece che agricola.

Quindi dashboard, digital twin, ottimizzatori … ma … il “machine learning”? Abbiate pazienza: in un prossimo articolo andremo a vedere come tutte queste funzionalità possano essere molto potenziate, quando non addirittura rese possibili, dal machine learning.

nuova frontiera tecnologica in Africa

Sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning in Africa

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“Go West young men”! Era il messaggio per coloro (soprattutto giovani) che volevano realizzare il “sogno americano”, cioè, in sostanza, quello di un’esistenza migliore.

Cosa c’entra questo con l’Intelligenza Artificiale ed il Machine Learning? Beh, sicuramente l’AI ed il ML sono una “nuova frontiera”, stimolante, promettente, ma anche piena di rischi. Ma non è tutto qui.

Un ponte verso l’Africa

Mi trovo in questi giorni in Kenya, appena sotto l’equatore. Non sono venuto per visitare i grandi parchi nazionali o fare il bagno nell’Oceano Indiano e neppure per trovare un anticipo di estate: sono venuto per verificare la possibilità di aprire un partenariato tra l’eLabor ed alcune strutture locali proprio nell’ambito dell’ICT e dell’IA/ML, ed ho avuto una piena conferma che qui è tutto pronto per aprire una nuova entusiasmante frontiera, ma l’idea può andare ben oltre il solo Kenya ed abbracciare tutta l’East Africa (che poi si sta allargando, visto che anche la Repubblica Democratica del Congo, paese enorme, grande oltre 8 volte l’Italia, che geograficamente si affaccia sull’Oceano Atlantico e che ha una storia completamente diversa, viene oramai considerata come membro di quest’area).

L’innovazione digitale e le sue sfide

Cosa significa che tutto è pronto?

Significa che ci sono ambiti in Kenya, come quelli della produzione di energia da fonti rinnovabili, della salute e dell’agricoltura, che già stanno facendo grandi passi verso la digitalizzazione e la trasformazione digitale, ma che fanno fatica a trovare le giuste tecnologie e le giuste competenze. Ma non è che tecnologie e competenze manchino: il problema è l’immaturità ancora della proposta tecnologica disponibile da parte di aziende locali.

Se parliamo di tecnologie, ovviamente possiamo riferirci quanto meno a quelle Open Source, immediatamente disponibili per tutti, mentre se parliamo di competenze, dobbiamo pensare che la popolazione keniana è in grandissima parte giovane e desiderosa di apprendere competenze per inserirsi da protagonista nello sviluppo del proprio paese. Due sono i limiti che incontra: il costo della formazione, improponibile per la maggior parte della popolazione, e la mancanza di sbocchi lavorativi, sicuramente in crescita, ma largamente insufficiente.

Con tutto questo, in questi giorni ho parlato, tra gli altri, con un dirigente dell’Autorità per le Telecomunicazioni, che mi ha assicurato con forza che il governo vuole spingere molto sulle tecnologie ICT e IA, come testimoniato anche dalla creazione di diversi “digital hub” in tutto il paese.

sviluppo dell'Intelligenza Artificiale ed il Machine Learning in Africa

Storie di Successo e Ambizione

Che dire di Sebby, che, grazie ad un finanziamento della Regione, fu nostro ospite all’eLabor una quindicina di anni fa, dove poté approfondire le sue conoscenze informatiche e che oggi è un imprenditore di successo e cura la presenza sui canali social del Presidente?

E di John, che al tempo era il suo capo, con cui sviluppammo un’applicazione, allora avveniristica, per fare “bridging” tra email e SMS ed oggi è molto attivo nel campo della gestione dell’acqua e dell’agricoltura avanzata, supportata da energia fotovoltaica?

Che dire di Evans e Charles, che conducono una scuola di formazione ICT nell’ambito di un progetto internazionale, totalmente africano, di contrasto alle guerre e di costruzione della pace (ICT = pace? Forse non ci avevamo pensato), oppure di James, studente in cerca di lavoro, con cui ho fatto una lunga chiacchierata?

Tutti mi hanno dato questo segnale: siamo pronti! Abbiamo solo bisogno di qualcuno che creda in noi e che decida di investire con noi, condividendo risorse e conoscenze e possiamo fare grandi cose, per noi e per voi.

Che dire poi di padre Odomaro, gesuita, un tipo piccolo e tondo che parla in continuazione … e che sa maledettamente bene cosa dice, con cui puoi parlare per ore di educazione, formazione, ICT e IA, come del Toyota Productive System e di un milione di altre cose. Ha fondato un istituto di altra formazione che permetterà di sfornare giovani altamente preparati, pronti per contribuire allo sviluppo del loro paese.

Con tutte queste persone, ed altre ancora, cercheremo nei prossimi mesi di capire come costruire questo “ponte” tra competenze e mercato, tra Italia e Kenya (o, forse, tra Europa e Africa), tra un mondo anziano ed uno giovane che hanno bisogno l’uno dell’altro.

Go South old men!

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